Murale di Ugo Russo, meta di pellegrinaggio per criminali di altre città e santuario della delinquenza giovanile. Il Tar ha detto sì alla rimozione.

 Borrelli: “Si è aspettato fin troppo tempo per dare l’ok all’eliminazione di un simbolo della delinquenza voluto da persone dai forti valori criminali. Tutti i murales e gli altarini della criminalità vanno rimossi per dare un segnale affinché più nessun ragazzo sia mandato a fare rapine e a morire.”

Il Tar ha respinto il ricorso presentato dai familiari di Ugo Russo, il murale dedicato al baby-rapinatore ora dovrà essere rimosso.

L’opera ai Quartieri Spagnoli raffigurante il volto di Russo è da tempo diventata, come più volte denunciato anche dal Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli, un simbolo della baby-criminalità, un richiamo per delinquenti, un’esortazione negativa per i giovani e anche una sorta di santuario e meta di pellegrinaggio per criminali e delinquenti di altri territori.

Lo scorso giugno, infatti, i familiari di Burgio, figlio di un boss palermitano, ucciso in un agguato, avevano fatto visita pubblica ai parenti e al murale di Ugo Russo. La manifestazione, senza mascherine e rispetto delle norme anti contagio, era stata postata su Tik Tok e poi denunciata pubblicamente sempre da Borrelli che era stato anche minacciato per aver criticato il “pellegrinaggio” mafioso.

“Tutto questo ora deve essere fermato, ed è incredibile che ci sia voluta una sentenza del Tar. Abbiamo sempre lottato per far cancellare quel murale che non ha mai rappresentato un monito per i giovani dei Quartieri Spagnoli e di Napoli ma anzi è sempre stato un invito a percorrere la strada della criminalità, che porterebbe, secondo chi promuove certe opere, alla gloria. Quello in cui Ugo è cresciuto è un’ambiente in cui vengono insegnati e perpetuati valori criminali. La devastazione del pronto soccorso dei Pellegrini, gli spari all’esterno della Pastrengo, gli arresti degli zii e della nonna del ragazzo che gestivano una piazza di spaccio, sono alcuni degli fatti, testimoniati dalla cronaca, che confermano quanto detto sulla tipologia di ambiente familiare in cui Ugo è cresciuto. Chi ha sempre vissuto nell’illegalità non può ora ergersi a paladino della giustizia, non può farsi portavoce delle vittime della società, non può diventare simbolo per i giovani delle realtà difficili. Quello che può fare però è recitare un mea culpa e prendersi le proprie responsabilità e cambiare facendo in modo che non ci sia mai più un Ugo Russo, una ragazzo di 15 anni ‘mandato’ a rapinare e a morire per un Rolex.”- sono state le parole di Borrelli.

video: https://www.facebook.com/489369491216947/videos/1334999053569748

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