Borrelli: “Bisogna scavare a fondo. Per estirpare un problema radicato occorre andare ben oltre lo scioglimento del comune.”
La vicenda dello scioglimento del consiglio comunale di Castellammare continua fare molto rumore. Sotto la lente d’ingrandimento è finito l’ex sindaco Gaetano Cimmino e la sua situazione patrimoniale dato la sproporzione esistente tra il reddito dichiarato e gli immobili posseduti, ben 15 proprietà.
Nella relazione, che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche si cerca un nesso con il padre, Catello Cimmino. Ex dipendente dell’ufficio tecnico al quale, in passato, furono sequestrati sette miliardi delle vecchie lire nell’ambito di un’inchiesta per usura. Indagini che, all’epoca, hanno coinvolto anche il padre di un altro politico, attualmente assessore a Pompei.
Dagli accertamenti sui flussi finanziari finiti nella relazione dei funzionari prefettizi risultano bonifici ed assegni del padre con cui l’ex sindaco ha acquistato immobili per 1 milione di euro. Un filone investigativo che non ha riguardato solo Cimmino e potrebbe non essersi fermato con lo scioglimento anticipato.
“La situazione di Castellammare è molto delicata e va chiarita fino in fondo, per arrivare alle radici del problema. Perché è di questo che stiamo parlando, di un fenomeno radicato da tempo in un territorio dove i clan storici controllano ogni aspetto della vita sociale, economica e politica. Risolvere il problema vuol dire quindi andare ben oltre lo scioglimento del comune.”- ha dichiarato il Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli.