Delitto passionale di camorra: sparato e sciolto nell’acido nel 2013. Oggi 3 arresti nel clan Licciardi.

Borrelli: “Metodi appresi da Cosa Nostra. Il contrasto alle mafie deve avvenire in maniera centralizzata e simultanea. Va male anche quando si ammazzano tra loro”

Questa mattina (17 maggio) sono stati arrestati tre soggetti ritenuti legati al clan Licciardi, indagati come responsabili del delitto consumato dieci anni fa, il 27 settembre del 2013, che costò la vita a Salvatore Esposito, alias Totoriello.

Secondo l’accusa, l’omicidio fu di natura passionale. Esposito, membro “licciardiano”, sarebbe stato ucciso per una relazione con una donna a sua volta legata a soggetti vicini al clan.

La vittima venne condotta in una zona desolata di Chiaiano, tra valloni, cave di tufo abbandonate e strade impervie, per essere ammazzato con alcuni colpi di arma da fuoco.

Successivamente il corpo dell’uomo venne sciolto nell’acido, da parte di affiliati al clan Polverino-Simioli, costola dei Nuvoletta.

“A dieci anni di distanza si è arrivati alla risoluzione di un macabro delitto di camorra perpetrato con metodi di Cosa Nostra. Da tempo spieghiamo come l’evoluzione della camorra napoletana, come dai guappi di quartiere si è passato a manager del crimine con le mani in pasta in ogni settore, dalla pubblica amministrazione al cemento, dalla droga al mercato del falso, sia legata propria alla mafia siciliana.  Negli anni ’70 i magistrati di allora pensarono bene di mandare in Campania in soggiorno obbligato alcuni alti esponenti delle famiglie siciliane che immediatamente coinvolsero nei loro affari i clan napoletani, della città e dell’hinterland.  Tra questi i Nuvoletta che in pratica divennero la succursale napoletana dei corleonesi (nella tenuta di Poggio Vallesana si sono tenuti diversi summit di Cosa Nostra) che hanno insegnato ai maranesi i metodi siciliani più cruenti ed efficaci per far fuori gli avversari e i nemici.

Sembra, tra l’altro, che fu proprio Riina a decretare la morte di Giancarlo Siani dopo la pubblicazione dell’articolo in cui si ipotizzava come i Nuvoletta avessero ‘venduto’ Gionta ai carabinieri per riappacificarsi con Bardellino, altro affiliato campano a Cosa Nostra.” -dichiara il deputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, da mesi sotto scorta per le sue denunce ai clan di camorra che gestiscono le occupazioni abusive di Pizzofalcone-“ Per questo le mafie vanno combattute in maniera centralizzata e sincronizzata. Ogni organizzazione è legata all’altra.”.

“Ancora oggi si sente dire: ‘Finché si ammazzano tra loro va tutto bene’.  Errato. Innanzitutto le vendette trasversali spesso coinvolgono persone che, seppur legate da vincoli di parentela ad esponenti di clan, nulla hanno a che fare con quelle dinamiche e soprattutto possono coinvolgere vittime del tutto innocenti. Senza contare che queste guerre inaspriscono le tensioni sui territori che diventano così bombe ad orologeria. Va, quindi, tutto male. Il Governo deve metterselo in testa.”.-ha concluso Borrelli.

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