Borrelli: “Una tragedia che si sarebbe potuta evitare facendo prevenzione. I problemi psichici presi sottogamba ancora oggi.”
A distanza di più di un di un anno dalla quella tragedia del piccolo Samuele, il bambino di 4 anni lasciato cadere nel vuoto dal domestico, il gup Nicoletta Campanaro ha chiuso il processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato condannando a 18 anni di reclusione Mariano Cannio, 39 anni, in cura per una patologia psichiatrica.
Cannio venne individuato dalla Squadra Mobile e sottoposto a fermo il giorno dopo la tragedia: per prenderlo fu necessario un espediente. Agli inquirenti che lo interrogarono confessò di avere fatto cadere il piccolo giù. Una notizia accolta con incredulità nel quartiere dove il 39enne domestico prestava servizio anche presso altre famiglie. Una consulenza lo ha ritenuto capace di intendere e volere, malgrado la patologia psichiatrica tenuta sotto controllo con le cure, e, quindi, anche di sostenere il processo.”
“La tragedia del piccolo Samuele non poteva restare senza giustizia e per questo ci aspettiamo che le condanne vengano confermate anche in appello. Vogliamo però sottolineare, ancora una volta, la necessità in Campania di lavorare al potenziamento dei reparti di salute mentale, un’area della medicina spesso accantonata. I problemi psichici necessitano di un’attenzione particolare mentre ancora oggi vengono presi sottogamba e molto spesso alla fine si arriva a conseguenze gravissime sia per chi ne è affetto sia per gli altri. Fare prevenzione vuol dire evitare tali tragedie.” – ha così commentato il Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli.