Borrelli: “Ora il colpo del KO al clan. Non si può gridare vittoria se non si cancellano tutti gli altri gruppi e le cause che determinano il proliferare della camorra.”
Finisce nuovamente in manette il boss Vincenzo Di Lauro, ritenuto il reggente dell’omonimo clan. Il secondogenito di Paolo, Ciruzzo ‘o milionario, che era indicato con la sigla F2 sui libri contabili del clan, è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli nella sua abitazione di piazza Zanardelli, nel quartiere Secondigliano, residenza storica del clan.
Questa volta viene ritenuto il mandante di uno degli otto omicidi avvenuti durante la seconda faida di Scampia.
Secondo gli inquirenti è il figlio più operativo di Paolo Di Lauro, quello con la più grande capacità delinquenziale. Non rimase coinvolto nella prima faida di Scampia perché detenuto. Venne scarcerato nel 2006 e subito dopo si rese irreperibile.
Venne arrestato il 27 marzo 2007 per associazione a delinquere di stampo camorristico e infine scarcerato nel gennaio 2015 per fine pena.
Le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli si sono concentrate su otto omicidi e quattro ferimenti collaterali, “reazioni a catena”, li definiscono gli inquirenti, commessi a Secondigliano, tra metà marzo 2007 e gli inizi del 2008, nell’ambito della cosiddetta seconda faida di Scampia (la prima va dal 2004 al 2005). Lo scontro vide contrapposti principalmente i clan Di Lauro e Amato-Pagano, quest’ultimi soprannominati gli scissionisti in quanto in precedenza componenti dell’organizzazione camorristica fondata da Paolo Di Lauro, detto “ciruzzo o’ milionario”, padre di dieci figli maschi e di una femmina (adottata) avuti tutti da Luisa D’Avanzo, con la quale si era sposato nel 1973.
“Il clan Di Lauro è agli sgoccioli da tempo, ora lo Stato deve inferirgli il colpo decisivo, quello del KO. Sarebbe un traguardo da guardare con orgoglio e soddisfazione ma non ci sarebbe ancora nulla da festeggiare. Ricordiamo che sul territorio napoletano, tra centro e periferia, sono due i clan egemoni, quello dell’Alleanza di Secondigliano ed i Mazzarella, intorno ai quali gravitano un numero smisurato di medi e piccoli clan che si disfano e si formano con una continuità eccezionale. Sgominare un gruppo criminale, quindi, non vuol dire liberare il territorio della camorra perché altri clan sono pronti a prenderne il posto. La struttura orizzontale della camorra urbana napoletana permette un continuo turnover di bande, la cui massiccia presenza sul territorio determina continui contrasti e guerre armate. Lo Stato deve insinuarsi in queste crepe per spaccare quella struttura portante che regge l’intero sistema criminale camorristico. Oltre al lavoro di magistrati e forze dell’ordine, serve quello delle Istituzioni che devono eliminare le cause del profilare del crimine organizzato. Bisogna intervenire su povertà, disagio sociale, disoccupazione ed evasione scolastica.” –ha dichiarato il deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli.