Borrelli: “Oltre agli arresti eccellenti è necessario smantellare il sistema ed estirpare la radice della cultura camorristica.”
Per decenni Castellammare di Stabia è stata e continua ad essere sotto scacco del clan D’Alessandro. Oggi uno dei reggenti del clan, Michele D’Alessandro junior, rischia assieme ad Antonio Rossetti, con il quale tra il 2011 e il 2015 si è alternato al comando dell’organizzazione criminale, 20 anni di carcere, come chiesto dal pm Giuseppe Cimmarotta. Lo racconta Il Mattino.
Tra le attività criminali del clan, emerse durante l’inchiesta Cerberus, si evidenziano decine di episodi di estorsioni ai danni di negozi di abbigliamento, locali, ditte edili, cantieri, addirittura espositori alle feste patronali e soprattutto pescherie, alle quali erano imposti prodotti scadenti a prezzi altissimi. E chi non si riforniva dal clan subiva minacce, pestaggi, raid e bombe.
Secondo l’Antimafia, il clan D’Alessandro aveva allungato le mani sull’appalto regionale per il raddoppio dei binari Circum e aveva tentato di imporre al Comune una ditta dei Casalesi per poter gestire la raccolta dei rifiuti a Castellammare. Inoltre, grazie a Rossetti, le ambulanze erano gestite dal clan D’Alessandro tramite una ditta di sua fiducia.
“Ci aspettiamo che le richieste del pm vengano accolte perché c’è davvero bisogno che i boss capiscano che i tempi della tolleranza e dei privilegi sono finiti. Castellammare è stata prosciugata fino al midollo dalle organizzazioni camorristiche e questo ha condizionato la vita politica, sociale, economica del territorio. Per questo è fondamentale, oltre agli arresti eccellenti, cercare di smantellare l’intero sistema e di estirpare la radice della cultura camorristica. Qui come in tutti quei territori martoriati dalle organizzazioni criminali.”- ha commento il deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, da tempo in prima linea contro mafia e camorra.